Ascia da decapitazione realizzata in ferro forgiato riconducibile al "Venetianus Tribunal Inquisitionis", istituito congiuntamente dal Governo Veneziano e dalla Chiesa Cattolica, databile tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo.
Ciò che la rende eccezionalmente importante è il sigillo impresso su di essa. Lo stesso è costituito al centro dalla Croce Patriarcale e la scritta quadripartita "IVSTITIA": tutt'intorno ne fa da cornice la frase "Exurge Domine et Judica Causam Tuam" ovvero "Sorgi o Signore e Giudica la Tua Causa". Questa frase, estrapolata dal "Salmo 74", così come la presenza della "Croce Patriarcale", e sopratutto la caratteristica costruzione iconografica del sigillo, sono le stesse riscontrabili nello stemma del "Sanctum Inquisitionis Officium" ovvero la "Santa Inquisizione".
Questi fondamentali dettagli, unitamente alla tipologia della lama di grandi dimensioni, stabiliscono con assoluta certezza che si tratta di un'ascia da decapitazione e mutilazione impiegata ufficialmente per attuare le condanne derivate dalle sentenze definitive emesse dal "Venetianus Tribunal Inquisitionis" o "Venetianus Sanctum Officium".
Si può stabilire che si trattasse proprio della città di Venezia in quanto in Italia, durante il XVI secolo, esistevano solamente 2 Patriarcati che potevano adottare questa tipologia di Croce: Roma e Venezia. A fronte di ciò altresì, solamente il Patriarcato della Chiesa di Venezia impiegò questa tipologia di croce come simbolo distintivo, anziché nella più comune forma di croce latina in uso a Roma ed in tutte le altre giurisdizioni ecclesiastiche.
È da sottolineare la presenza del suo originale manico il quale completa e ne valorizza la sua già straordinaria importanza.
Lunghezza totale 117 cm, Taglio 29 cm (ma originariamente era circa 35 cm).
Storia Inquisizione Veneziana:
L'Inquisizione veneziana, formalmente il Sant'Uffizio (in latino Sanctum Officium), fondata nel XVI secolo e abolita nel 1797, era il tribunale istituito congiuntamente dal governo veneziano e dalla Chiesa Cattolica per reprimere l'eresia in tutta la Repubblica di Venezia. L'Inquisizione veneziana non si occupava solo di eresia, ma anche di sacrilegio, apostasia, libri proibiti, superstizione e stregoneria.
Il tribunale era formato da rappresentanti sia del potere statale veneziano che della Chiesa ed il Sant'Uffizio aveva giurisdizione sull'intera Repubblica di Venezia, compresi i territori d'oltremare e i tribunali inquisitoriali di altre città. Esercitava un controllo significativo sulla società veneziana, con l'obiettivo di mantenere l'ortodossia religiosa e reprimere le deviazioni dalla dottrina ufficiale. Altresì, pur mantenendo una certa autonomia, il Sant'Uffizio veneziano era in costante comunicazione con il Sant'Uffizio di Roma, da cui riceveva direttive e al quale doveva sottoporre le sentenze per l'approvazione. L'Inquisizione veneziana era composta da membri nominati dal doge e dal patriarca (in rappresentanza dello stato veneziano) e da un inquisitore, spesso un domenicano, in rappresentanza della Chiesa. La sede del Sant'Uffizio veneziano era inizialmente la chiesa di San Teodoro, annessa alla Basilica di San Marco. Il rapporto tra il potere statale e quello ecclesiastico nell'Inquisizione veneziana ha portato a parlare di una "inquisizione mista" el e tensioni tra gli interessi veneziani e quelli papali erano frequenti, specialmente in materia di persecuzione degli eretici. Per questo motivo l'Inquisizione veneziana subì modifiche nel corso dei secoli, con cambiamenti nella composizione dei membri e nelle modalità di funzionamento.
In sintesi, il Sant'Uffizio a Venezia, fu un tribunale inquisitoriale unico, frutto di una collaborazione tra lo stato e la chiesa, con l'obiettivo di mantenere l'ordine religioso e reprimere ogni forma di dissenso dottrinale.
Ruolo nell'Inquisizione del Patriarca di Venezia:
Il patriarca di Venezia aveva, come ordinario diocesano, il potere di processare i propri fedeli per delitti contro la fede. Poteva agire assieme all'inquisitore di Venezia, ma obbligatoriamente soltanto in alcune evenienze previste dal diritto.
Dal 1558 in poi il patriarca o il suo vicario generale parteciparono regolarmente come giudici di fede alle sedute dell'Inquisizione di Venezia, composta dal nunzio apostolico e dall'inquisitore a partire dal 1541, con l'assistenza dei tre Savi all'eresia dal 22 aprile 1547.
Approfondimento:
L'Inquisizione di Venezia fu retta principalmente dal nunzio apostolico o dal suo auditore, con l'ausilio dell'inquisitore francescano (minore conventuale) dal 1541 fino al 1560, mentre nel 1558 si aggiunse il vicario patriarcale. Dal 1560 l'inquisitore fu un domenicano, nominato dalla Congregazione del Sant'Ufficio. Da allora i giudici di fede furono il nunzio, il patriarca di Venezia e l'inquisitore domenicano. Non si sa con certezza quando questi divenne il giudice prevalente, se verso la fine del Cinquecento o nel Seicento.
L'Inquisizione di Venezia funzionò con l'assistenza di tre Savi all'eresia nominati dalla Repubblica a partire dal 22 aprile 1547 e scelti tra i senatori più importanti. Già alla metà del XIII secolo (promissione ducale di Marino Morosini, 13 giugno 1249) è documentata la figura di magistrati "super inquirendis hereticis", dal 1256 compare il magistrato "super patarenos et usurarios" (Maggior Consiglio, 14 febbraio 1256). Alla fine del secolo XIII venne accettato a Venezia il tribunale dell'Inquisizione.
I giudici tuttavia in età moderna furono ecclesiastici, rimanendo ai laici la funzione di assistenti, eccetto che in isolati processi per libri proibiti della metà del Cinquecento, conclusi con sentenza dei tre Savi all'eresia. Il Consiglio di dieci e più tardi il Senato continuarono comunque a legiferare sull'attività inquisitoriale a Venezia e in tutta la Repubblica, rivendicando una costante giurisdizione statale nell'azione del Sant'Ufficio.
Due dei giudici dell'Inquisizione di Venezia, ossia il nunzio e l'inquisitore, avevano competenza su tutto il territorio della Repubblica, ma a seguito di alcune disposizioni del Consiglio di dieci il tribunale ebbe pure una funzione di organo centrale rispetto alle altre sedi inquisitoriali poste nelle città principali del Dominio: Belluno, Bergamo, Brescia, Capodistria (per l'Istria), Ceneda, Crema, Padova, Rovigo, Treviso, Udine, Verona, Vicenza, Zara (per la Dalmazia). Parecchi processi furono inviati dalle sedi periferiche a Venezia nel Cinquecento, ma anche nei due secoli seguenti. L'attività dell'Inquisizione a Venezia e nel Dominio cessò praticamente con la caduta della Repubblica nel 1797, ma le sedi furono formalmente abolite con i decreti del Regno italico circa la soppressione delle congregazioni religiose tra 1805 e 1810.
Bibliografia:
Andrea DEL COL, L'Inquisizione romana e il potere politico nella repubblica di Venezia (1540-1560), in «Critica storica», XXVIII (1991), pp. 189-250.
Andrea DEL COL, Organizzazione, composizione e giurisdizione dei tribunali dell'Inquisizione romana nella repubblica di Venezia (1500-1550), in «Critica storica», XXV (1988), pp. 244-294.
Processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti (1548-1734), a cura di Pier Cesare IOLY ZORATTINI, Firenze, Olschki, 1980-1999, voll. 14.
Guida generale degli Archivi di Stato italiani, III, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994., 1004-1005
Processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti (1548-1734), a cura di Pier Cesare IOLY ZORATTINI, Firenze, Olschki, 1980-1999, voll. 14., I, 61-63
References:
List of Capital Punishments Carried Out in Venice - From the Origins of the Republic to Its Fall:
https://www.conoscerevenezia.it/?p=51621