Grande cofanetto con all'interno tre posate (cucchiaio, forchetta e coltello) in argento massiccio, donato a S. E. Benito Mussolini, Capo del Governo, dalla Sezione di Bologna del Tiro a Segno Nazionale, in occasione della 30^ Edizione del Campionato Mondiale di Tiro a Segno svoltasi a Roma presso il Poligono della Farnesina nel mese di settembre del 1935, a Ricordo della Legge 17 Aprile 1930 n.479, come riportato per esteso nel cofanetto. Questa legge, insieme al successivo Regio Decreto 21 novembre 1932 n. 2051, riformarono il sistema del tiro a segno nazionale in modo significativo, sopprimendo il sistema elettivo delle cariche e introducendo la nomina dei dirigenti sociali da parte del Ministero della guerra.
Anche se la Legge n. 950 del 4 giugno 1934, nota anche come "Riforma della legge sul tiro a segno nazionale", modificò la legge precedente (17 aprile 1930, n. 479) e fu poi a sua volta modificata dal Regio Decreto Legge 16 dicembre 1935 n. 2430, ilConsiglio Direttivo del Tiro a Segno di Bologna, vollero omaggiare S.E. Benito Mussilini a fronte della vera primogenita riforma la quale cambiò drasticamente il sistema del "Tiro a Segno Nazionale". Inoltre la 30° edizione dei campionati mondiali di tiro a segno del 1935, i quali si disputarno a Roma, furono la prima occasione utile per fare dono al Duce di questo cofanetto da parte del Consiglio Direttivo di Bologna. Il Duce infatti, differentemente dalle altre precedenti e successive edizioni, vi presenziò all'apertura inaugurale.
Le Edizioni di tutti i Campionati Mondiali di Tiro a Segno:
Le posate, contenute nel loro originale cofanetto sopra il quale vi è riportato in orolo lo stemma del "tiro a segno" con "fasci", sono marcate con il punzone "1", "Fascio" e "BO" (azienda fondata il 1° dicembre 1912. Originariamente filiale della società tedesca Wilkens, l'attività passò in seguito a Michelangelo Clementi e a Giovanni Mantel, che la rianimò dopo la sua distruzione durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni '80, l'azienda fu acquisita dal gruppo Buccellati) e sono un vero capolavoro di alta argenteria.
STORIA DEL TIRO A SEGNO NAZIONALE:
La legge di ristrutturazione del tiro a segno, esposta alle Camere l'11 febbraio 1911, iniziò il suo faticoso iter in parallelo con alcune significative trasformazioni che interessarono l'UTI. L'11 novembre 1910 era stato sancito l'assorbimento delle società di TSN in seno all'Unione italiana di tiro a segno (UITS), nuova denominazione dell'UTI. Il primo impegno cui venne chiamato il nuovo organismo, presieduto dal generale Giuseppe Fadda, fu l'organizzazione della sesta gara generale per commemorare il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Essa si tenne nel giugno 1911 a Roma, città che giusto l'anno prima, nel suo moderno poligono, aveva ospitato la quinta edizione dei campionati italiani assoluti. Il programma prevedeva 18 specialità di tiro, oltre al campionato del mondo. L'affluenza dei tiratori raggiunse le 12.000 unità. Nel tiro collettivo a squadre le società partecipanti furono 447, delle quali 314 premiate. Al campionato individuale concorsero 1500 tiratori e ne vennero premiati 966. La bandiera fu vinta, come era accaduto in passato, dalla Società di Brescia. Nell'ottobre 1911 il generale Fadda lasciò la presidenza e, nel febbraio del 1912, venne nominato al suo posto il principe Pietro Lanza di Scalea. Nel marzo 1915 fu approvato un nuovo statuto; poi, con l'entrata in guerra, l'UITS sospese le gare e invitò le società aderenti a fare altrettanto e a dedicarsi all'addestramento dei cittadini.
L'attività tra le due guerre. - Nel 1919 Lanza di Scalea diramò una circolare alle società per invitarle a riprendere l'attività, ma molti dirigenti e tiratori mancavano, caduti sui vari fronti. Si operò comunque un pronto recupero delle forze disponibili, onde rendere possibile la partecipazione dei tiratori italiani alle Olimpiadi di Anversa e successivamente organizzare i campionati del mondo previsti nel 1922 a Milano. Prima della rassegna iridata furono apportate alcune modifiche allo statuto, per cui l'Unione entrò a far parte del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI).
Con il fascismo, nel giro di pochi anni la riforma sportiva rivoluzionò gli statuti dei vari enti e associazioni, e l'assegnazione delle cariche fu decisa imperiosamente dagli alti vertici. Il presidente del CONI, ente ristrutturato e potenziato, era nominato dal governo su proposta del segretario generale del Partito nazionale fascista (PNF), che a sua volta, su consiglio del presidente del CONI, provvedeva alla nomina dei presidenti delle federazioni. Nel 1927 le società affiliate scesero a 47, perché la passione suscitata da altri sport aveva allontanato nel dopoguerra i giovani dai poligoni. Quell'anno Lanza di Scalea lasciò la presidenza al generale della Milizia volontaria sicurezza nazionale Ferdinando Negrini, il quale, per organizzare i campionati del mondo (previsti a Roma) senza l'incomodo di doversi allontanare dalla sua città, spostò la sede dell'UITS a Milano. Nel febbraio 1928 l'Unione tornò nella capitale, a seguito di disposizioni che stabilirono l'accoglimento di tutte le federazioni sportive nel bacino collettore del Foro Mussolini (odierno Foro Italico). L'anno successivo il segretario del PNF e commissario straordinario del CONI, Augusto Turati, assunse temporaneamente la presidenza di alcune federazioni, tra le quali l'UITS, che si trovava in un evidente stato di crisi. Nel 1930, con la legge 17 aprile, n. 479, l'ordinamento del tiro a segno venne sensibilmente modificato e le società furono trasformate in sezioni. Il TSN fu strettamente legato al Ministero della Guerra, che si doveva avvalere dell'opera dei comandi di divisione, degli ispettori di mobilitazione, dei comandi della Milizia, dei podestà, dell'UITS e dei consigli direttivi delle sezioni.
La legge del 1930 fu la prima di tre leggi (regio decreto 16 dicembre 1935, n. 2430, e regio decreto 4 giugno 1936, n. 1143) pensate per dare all'istituzione del tiro a segno una fisionomia aderente alle finalità del governo fascista. In pratica, le gerarchie intesero mantenere la doppia valenza militare e sportiva del tiro a segno, distinguendo meglio le due funzioni. A Mussolini premeva la formazione di una nazione di cittadini-soldati; parimenti voleva avere a disposizione un paese che nelle competizioni sportive internazionali si ponesse al livello delle grandi potenze, e il tiro a segno era, fra tutte le discipline sportive, quella che per ascendenza e intime caratteristiche più atteneva all'orbita militare. Pertanto, esso venne posto sotto la sorveglianza del nuovo organo militare creato dal fascismo: la Milizia. Alla presidenza di ogni sezione fu chiamato un ufficiale della Milizia, mentre a dirigerla materialmente era un delegato UITS. I poligoni passarono dalla proprietà dell'Unione a quella del demanio, rimanendo in comodato gratuito alle sezioni. L'Unione mantenne la propria personalità giuridica e l'autonomia amministrativa, continuando a svolgere compiti di preparazione premilitare e postmilitare. Fu introdotto l'obbligo di un corso di tiro per coloro che domandavano il permesso di porto d'armi, per la caccia o per la difesa personale, e anche per coloro che prestavano servizio armato presso enti pubblici o privati. Per gli aspetti amministrativi e disciplinari riguardanti tali questioni, le sezioni rimasero sotto il controllo del ministero della Guerra. Per quanto riguardava la modalità sportiva, che includeva un gran numero di amatori senza finalità agonistiche e la ristretta schiera degli agonisti, l'UITS fece capo al CONI.
Negli anni Trenta, sotto la presidenza dell'onorevole Giunio Salvi e poi del generale della Milizia Alessandro Tarabini, l'UITS svolse un lavoro di potenziamento delle sezioni e di avviamento e manutenzione dei poligoni, sostenuta sempre dall'apparato militare di cui seguiva le direttive. Secondo dati ufficiali, inclusi nell'Annuario italiano dello sport 1936, alla fine del 1935 si contavano 850 sezioni affiliate e 5689 tiratori. Le regioni con il maggior numero di tesserati erano la Lombardia, l'Emilia, il Lazio, il Veneto e la Venezia Giulia. Annualmente l'Unione organizzava circa 200 gare comunali e una quarantina di gare provinciali. Completavano il calendario le gare nazionali e internazionali, con l'appuntamento più importante costituito dalle Olimpiadi.
Nel 1935 si svolse a Roma l'ottava gara generale, che incluse i campionati italiani assoluti e quelli mondiali; nonché, per volontà di Achille Starace, un campionato nazionale tra i gerarchi del PNF. Si formulò un sistema secondo cui i tiratori vennero classificati in base ai punteggi ottenuti nella gara generale per ciascuna arma e specie di tiro. Gli altri ebbero la graduatoria scaturita dalla loro partecipazione alle gare comunali e provinciali effettuate dal 1928. Dal 1927 partì, invece, l'omologazione dei record nazionali. Fino a quel momento gli organizzatori delle gare avevano adottato bersagli e distanze meglio rispondenti alle singole manifestazioni, togliendo così la possibilità del confronto in identiche condizioni. Nelle varie specialità in voga, distinte per arma impiegata e distanza del bersaglio ‒ fucile 'modello 1891' con cartuccia da guerra a 300 m e con cartuccia frangibile a 200 m, pistola libera a 50 m, carabina .22 (cioè di calibro 0,22 pollici) a 50 m, arma libera a 300 m ‒, si mise in luce il romano Amedeo Bruni. Nella pistola automatica il ravennate Renzo Morigi e il mestrino Walter Boninsegni si aggiudicarono un titolo olimpico nel 1932 e uno mondiale nel 1935.
Nella fabbricazione dei fucili e soprattutto delle pistole, grazie a un artigianato diffuso e alla ditta Beretta, l'Italia rimase al vertice dell'industria continentale. In seguito, l'impegno nelle guerre d'Africa e di Spagna influenzò negativamente i risultati nelle competizioni internazionali. Scoppiato il secondo conflitto mondiale, l'Unione e le sezioni TSN continuarono l'attività sportiva e di addestramento. Nel 1942, in accordo con la legge n. 426 del 16 febbraio, istitutiva del CONI e che pose l'ente alle dirette dipendenze del PNF, l'UITS fu trasformata in Federazione italiana di tiro a segno, ferme restando le sue attribuzioni. Nel 1943 e 1944 la guerra fu combattuta su tutto il territorio italiano, arrecando gravi danni ai circa 700 poligoni. La legge con la quale, dopo la caduta di Mussolini, fu sciolta la Milizia liquidò pure gli organi direttivi del TSN. Ne conseguì la dissoluzione della neonata Federazione e della quasi totalità delle sezioni.