Opera unica di scultura in bassorilievo, ricavata da un unico blocco di ferro di forma rettangolare, scolpito, limato ed inciso completamente a mano. La scultura, raffigurante il sommo poeta Dante Alighieri nel suo più classico profilo conosciuto, fu realizzata e firmata da Renato Brozzi, nel 1920, scultore, incisore e orafo italiano, per Gabriele d'Annunzio. I lavori del Brozzi infatti, richiamarono l'attenzione di Gabriele D'Annunzio, il quale, proprio dal 1920, anno cui è datata questa scultura, lo volle come suo scultore e orafo personale.
Gabriele d’Annunzio fu lettore appassionato e attento della Commedia ma soprattutto chiosatore dell’opera poetica monumentale di Dante.
La prova incontestabile di tale attività dannunziana si evidenzia dall’esame di una copia della stessa opera dantesca, ed in particolare dell’edizione di Giovanni Andrea Scartazzini (1837-1901), celeberrimo commentatore del Sommo Poeta, che, piena di sottolineature e annotazioni di pugno del d’Annunzio medesimo, si custodisce nella biblioteca del Vittoriale.
Inoltre , ad ulteriore conferma del grande interesse del d’Annunzio per il Sommo Poeta si possono notare le varie citazioni a margine dei tre volumi delle sue Prose di ricerca e quelle, altrettanto impegnative, che si ritrovano nei “Taccuini” oltre che in diversi suoi romanzi.
Gabriele d’Annunzio nella “Francesca da Rimini”, si ispira a un episodio della tragedia del Quinto Canto dell’Inferno di Dante Alighieri.
La più evidente e certa testimonianza di questi suoi umori e del suo modo di avvicinare Dante, ci viene confermata dalla prefazione dettata sempre dal d’Annunzio per la Divina Commedia commentata da Giuseppe Lando Passerini (1858-1932), bibliotecario e dantista, e soprattutto dalle chiose e sottolineature apposte al testo dell’opera.
In ogni caso l’ammirazione de “il Vate” per la grandezza e il genio del Sommo Poeta risulta del tutto pacifica, anche solo e semplicemente ricordando una frase da lui pronunciata nel 1900 a Firenze durante un suo discorso ad elogio dell’Alighieri, secondo cui “è più facile abbattere la più ardua rupe che mutare un verso dell’Inferno”.
L'amore di Gabriele d'Annunzio per Dante Alighieri è ben raffigurato sul soffito della stanza della Leda, sua camera da letto al Vittoriale, che riporta i primi 18 versi della celebre canzone dantesca" Tre donne intorno al cor mi son venute...", dipinti da Guido Marussig.
Significativi sono anche i tre sacchi di juta che d'Annunzio fece decorare da Adolfo de Carolis con corona d'alloro dantesca e stelle dell'orsa, i quali colmi d’alloro il d'Annunzio volle far recapitare alla città di Ravenna quale suo personale omaggio a Dante Alighieri.
Questa scultura artistica, la quale può essere ritenuta probabilmente un ferma carte da scrivania o comunque un oggetto decorativo, fu indubbiamente tra i primissimi lavori realizzati dal Brozzi per Gabriele d'Annunzio, in quanto firmata e datata 1920, anno della sua investitura di scultore personale del Vate. A rendere maggiormente straordinaria quest'opera, oltre a consolidare il legame di d'Annunzio con Dante, è la sua realizzazione in ferro eseguita completamente a mano con scalpello ed a tutt'oggi del Brozzi, non si conoscono opere realizzate con questo materiale ne con tale soggetto. A fronte di ciò pertanto è da considerarsi un'opera unica la quale faceva fronte ad una committenza estremamente esigente e precisa come appunto Gabriele d'Annunzio.
Renato Brozzi (Traversetolo, 7 Agosto 1885 – Traversetolo, 21 Giugno 1963) è stato uno scultore, incisore e orafo italiano.
Apprese il mestiere di cesellatore da giovanissimo in una fonderia di bronzi e lavorò poi per una bottega di antiquariato. Sostenuto e incoraggiato dal pittore Daniele de Strobel, frequentò l'Accademia di Belle Arti di Parma, dove ebbe come maestro Cecrope Barilli, diplomandosi in soli tre anni mentre il corso ne prevedeva cinque.
Trasferitosi a Roma nel 1907, vi rimase con la famiglia per oltre 50 anni. Frequentò la Scuola d'Arte della Medaglia presso le officine della Zecca di Stato, dove perfezionò la tecnica dell'incisione. Fu molto amico del conterraneo Amedeo Bocchi e abitò assieme a lui in una delle case-studio della Villa Strohl Fern. Divise con lui anche uno studio sulla via Flaminia e frequentarono insieme la fiaschetteria toscana in via della Croce, luogo di ritrovo di artisti e letterati tra i quali Papini, Soffici, Ungaretti e Cardarelli (nel locale esiste una targa sbalzata dal Brozzi).
Nel 1915 vinse una medaglia d'oro alla Mostra Internazionale di Belle Arti di San Francisco. Nel 1917, alle mostre individuali indette dalla Permanente di Milano (dove già aveva esposto nel 1910), espose cinquantaquattro opere tra pastelli, targhe in rame e piatti d'argento. Nel 1919 disegnò il rovescio della moneta da 10 centesimi di lira, raffigurante un'ape posata su un fiore di papavero.
Referenze:
Biografia Museo Renato Brozzi
Adolfo De Carolis-G. d’Annunzio, sacchi votivi con foglie d’alloro, 1921, Biblioteca Classense Ravenna, Collezione Dantesca (Museo Dantesco).
Gardone Riviera - 700 anni dalla morte del Sommo Poeta e 100 anni per il Vittoriale: 1321 – 1921. Apre al Vittoriale la mostra su Dante e d’Annunzio. L'inaugurazione sabato 18 settembre alle 12, presso il museo “d’Annunzio segreto”.