Cofanetto in Palissandro, Ebano e Pietre Dure delle "Botteghe Granducali Fiorentine", circa 1685

Cofanetto in Palissandro, Ebano e Pietre Dure delle "Botteghe Granducali Fiorentine", circa 1685

Scrigno o Cofanetto Portagioie in legno di Ebano e Palissandro, con pannelli di marmo nero intarsiati con pregiate varietà di pietre dure (commesso fiorentino) realizzato nella Galleria dei Lavori dell'Opificio delle Pietre Dure (Botteghe Granducali Fiorentine) di Firenze in un periodo compreso tra il 1685 ed il 1700.

Nella sua struttura in legno di forma rettangolare, sono incastonati e ornati all'interno di raffinate cornici in bronzo, cinque pannelli di marmo nero, due fronte-retro, due ai lati e uno sul coperchio sotto il quale, è sagomata una decorazione geometrica composta da placchette in Palissandro chiaro filettato con tarsia in Ebano. I pannelli di marmo, sono mirabilmente intarsiati con varietà pregiate di pietre dure elaborate a formare varie specie di fiori tra cui, rose, tulipani, fiordalisi e foglie di acanto a volute, caratteristici della produzione fiorentina del XVII secolo, nella quale ricorrono analoghi motivi floreali nei disegni di Giovanni Battista Foggini (Firenze 1652-1725), architetto e scultore italiano tra i più illustri del periodo artistico barocco il quale, al servizio della famiglia de Medici sotto il Granduca Cosimo III, fu dal 1685 entusiasta direttore artistico della Galleria dei Lavori dell'Opificio delle Pietre Dure (Botteghe Granducali) dove sovraintendeva ogni dettaglio delle opere in esse prodotte.
L'insieme degli elementi che formano lo Scrigno, quali il legno, il ferro, il bronzo ed i marmi intarsiati, sono inconfutabilmente coevi e la loro manifattura è attribuita alle rinomate maestranze che operavano nella Galleria dei Lavori dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze in quanto, in essi si identificano esattamente gli Scrigni Portagioie in legni pregiati e parte di tutta una serie di intarsi in pietra dura che furono disegnati da G.B. Foggini. Circa quattrocento di questi disegni, sono conservati presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, mentre un gruppo più piccolo di venticinque fa parte del Fondo Corsini del Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe di Roma; ancora altri fogli si trovano sparsi tra sedi fiorentine ed altre città europee oltre che essere presenti nelle più importanti pubblicazioni specializzate.
L'esecuzione dei pannelli in marmo e pietre dure presenti su questo Scrigno, visti e confrontati i dettami stilistici esecutivi corrispondenti in altre opere presenti presso il Museo dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, sono da ricondurre alla Maestranza di Antonio Cappelli nel 1685.
Straordinario e storico Scrigno, di magnifica qualità esecutiva la quale, lo pone tra le più importanti e significative testimonianze del gusto e della raffinatezza prodotte nella Galleria dei Lavori dell'Opificio delle Pietre Dure (Botteghe Granducali) di Firenze tra il XVII e XVIII secolo.
Lo scrigno è in condizioni eccellenti e privo di restauri, inoltre è presente la serratura originale con la sua chiave, perfettamente funzionante.

Nota di curiosità:

Gli Scrigni o Cofanetti Portagioie più prestigiosi venivano realizzati come doni per i membri della Famiglia Granducale, ed alcuni di questi, che spesso il Granduca donava, contenevano essenze o farmaci particolarmente rari, distillati nelle sue botteghe, o come commissioni d'arredo per le loro residenze. In alcuni casi venivano inviati come doni Diplomatici a Principi stranieri o eminenti Cortigiani; Oggetti affascinanti dal carattere prezioso la cui bellezza era riservata ad amatori di alto rango, molto raramente gli oggetti venivano venduti al pubblico e, quando lo erano, sarebbero stati eccezioni e consistenti in piccoli oggetti.
Questi doni sofisticati contenevano spesso essenze e medicamenti dai nomi più insoliti ed evocativi, come "unguento infuocato", "essenza d'ambra" o "balsamo di gelsomino". Tutto ciò è ampiamente confermato da uno scrigno della collezione della famiglia Principi Corsini a Firenze, realizzato nel 1720 su disegno di Giovan Battista Foggini.

Galleria dei Lavori, Firenze
La Galleria dei Lavori fu fondata a Firenze alla fine del Cinquecento sotto il Granduca Ferdinando I. Deve il suo nome alla serie di stanze in cui era ubicata al primo piano dello stesso edificio come la Galleria degli Uffizi e dove il suo lavoro proseguì fino ai primi dell'ottocento quando l'attività fu trasferita in un grande edificio nei pressi dell'Accademia di Belle Arti. È ancora lì oggi anche se ora è conosciuto come Opificio delle Pietre Dure e la conservazione costituisce il grosso del suo lavoro.
La Galleria dei Lavori era costituita da una serie di studi o laboratori per falegnami, ebanisti, intagliatori del legno, orafi, disegnatori, fondatori, metalmeccanici, doratori di vario genere e gli intagliatori di pietre dure (o commettitori ) che realizzarono l'intricato lavoro di 'incastrare' le pietre dure e il marmo (pietre tenere) composizioni, oltre a tanti altri artigiani venuti da tutta Europa. All'epoca della realizzazione di questo oggetto le officine erano sotto la direzione artistica dello scultore fiorentino Giovanni Battista Foggini (1652-1725) che fu nominato intorno al 1685, sebbene per diversi anni fosse stato scultore e architetto di corte dei Medici. I principali oggetti prodotti nella Galleria dei Lavori erano i piani dei tavoli con le basi realizzate principalmente in ebano, palissandro e bronzo dorato. C'erano anche cofanetti, reliquiari e oggetti devozionali di vario genere, stipi ed armadietti vari e più raramente, vassoi e cornici.


BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
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