Fascio, M. Buccellati, Dono a S.E. Il Duce BENITO MUSSOLINI da Guglielmo Marconi, 1927

Fascio, M. Buccellati, Dono a S.E. Il Duce BENITO MUSSOLINI da Guglielmo Marconi, 1927

Straordinario Fascio in Argento con cofanetto, realizzato da Mario Buccellati a lui commissionatogli da Guglielmo Marconi il quale ne fece dono "A SUA ECCELLENZA BENITO MUSSOLINI - Primo Ministro d'Italia" in occasione del Convegno Internazionale di Elettrotecnica e Chimica, avvenuto il 21 Settembre 1927 a Villa Torlonia, residenza del Duce a Roma.
Guglielmo Marconi, con questo dono, volle certamente manifestare il suo compiacimento in quanto, il Convegno, fu promosso proprio da Benito Mussolini verso il quale provava grande ammirazione e amicizia ed il quale sostenne le cause progressiste nel campo elettrotecnico, tanto da esprimergli in un discorso tenutosi al Senato nel 1926 quanto segue: "Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come l'onorevole Mussolini ha riconosciuto per primo nel campo politico la necessità di riunire in fascio l'energie sane del paese per la maggiore grandezza d'Italia".
Ed ecco che, il 21 Settembre 1927 proprio in occasione del Convegno, Guglielmo Marconi fece materializzare in questo dono quanto da lui dichiarato proprio nel discorso del 1926: Un fascio dentro il quale è "raccolta" la luce che attraverso piccoli fori si sprigiona in "fasci luminosi" da intendersi come i "raggi elettrici", tangibili, precedentemente allusi nel 1926.
In questo convegno parteciparono, oltre a Guglielmo Marconi, i più illustri personaggi dell'epoca: furono infatti sessantuno gli scienziati provenienti da quattordici nazioni. Al Campidoglio Marconi tenne il discorso per la commemorazione nazionale di Volta e a Villa Torlonia Mussolini, espresse ai convenuti "il suo compiacimento che l'idea italiana e romana, che anche in Volta è rappresentata ed ispira il governo fascista, abbia ritrovato in quest'occasione tanta rispondenza tra così cospicue intellettualità di ogni nazione". Il convegno non aveva precedenti per il numero di invitati illustri, tra i quali 12 premi Nobel, e per la grandiosità dell'organizzazione.

Il cofanetto,
realizzato in legno foderato in pelle, riporta sulla parte superiore del coperchio, la dedica: "A. S. E. BENITO MUSSOLINI - PRIMO MINISTRO D'ITALIA" incorniciata alla greca e finissimi decori a girali, tutto perfettamente impresso in oro zecchino.
Al suo interno, posto in un apposito alloggio rivestito in velluto color porpora, è presente uno straordinario fascio littorio in argento, completamente realizzato a mano e firmato da Mario Buccellati, uno dei più famosi gioiellieri italiani nel mondo.
Il Fascio è scomponibile in due parti e nella sua base si trova una serie articolata di lampadine (4) le quali, collegate ad un cablaggio elettrico posto all'interno del cofanetto ed alimentato da una batteria, si accendono premendo un pulsante, sprigionando quindi la luce attraverso i fori e le losanghe presenti sulla parte superiore del fascio sul quale sono apposti inoltre smalti dagli italici colori.
Una targhetta in argento con la firma di Guglielmo Marconi datata 21.9.1927 fu posta all'interno del cofanetto, a ricordo di quell'evento.
Con questo particolare dono Guglielmo Marconi volle certamente evidenziare agli occhi del Duce, la sua figura di uomo dedito alla causa Fascista, nella quale vide decollare il progetto di conquista dell'impresa scientifica, dove ognuna verrà salutata come “nuovo trionfo del Genio italiano”.
Cimelio di straordinaria importanza storica. Unico.

Guglielmo Marconi, nacque a Bologna nel 1874 da famiglia di proprietari terrieri, con padre italiano e madre irlandese, cominciò giovanissimo a manifestare il suo interesse per le discipline scientifiche, con una intensa attività di autodidatta rivolta principalmente all'elettrotecnica.
A vent'anni iniziò esperimenti sulle onde elettromagnetiche e sulle irradiazioni dei segnali elettromagnetici, realizzati in gran parte nella villa paterna di Pontecchio, vicino Bologna.
Nel 1895 Marconi fece l'esperimento che avrebbe rivoluzionato la sua vita, e innovato il campo delle telecomunicazioni.
Riuscì ad intercettare il segnale irradiato da un apparecchio trasmettitore posto a 2 km di distanza dal ricevitore, nonostante fra i due ci fosse una collina, da allora conosciuta come "la collina della radio". Il segnale - punto, punto, punto - era fatto in modo da corrispondere alla "S" dell'alfabeto Morse.
Aveva inventato la radio e fu definito "il genio italiano che ha dato voce al silenzio".
La scoperta, non valorizzata inizialmente in Italia, ebbe grande rilievo in Inghilterra dove Marconi fu introdotto al British General Post Office ed ebbe l'opportunità di dimostrare l'efficacia della sua grande intuizione, ottenendo molto presto consenso e ammirazione.
Nel 1887, a soli 22 anni, depositò il primo brevetto sul "telegrafo senza fili", e fondò la " Marconi wireless Telegraph Company".
Di fronte a tanti riconoscimenti anche le autorità italiane vollero avvalersi della capacità del giovane scienziato che fu richiesto dal Ministro della Marina Mercantile di condurre esperimenti in Italia.
L'esasperato spirito nazionalistico dell'inizio del Novecento fu però un ostacolo per Marconi, che pensava e lavorava con impronta cosmopolita e internazionale, circondato da collaboratori di ogni parte del mondo, mentre la visione del tempo era diffidente nei confronti di quanto era "straniero".
Nel 1901 venivano ricevuti per mezzo di una cuffia i primi SOS attraverso l'Atlantico: il giovane, non ancora trentenne, si copriva di gloria.
Marconi ricevette la laurea Honoris causa dalla facoltà di Ingegneria di Bologna nel 1904, e molti altri prestigiosi riconoscimenti. Nel 1909 fu insignito del Premio Nobel per la fisica- che oggi ricordiamo- insieme a Karl Ferdinand Braun, con la seguente motivazione: "In riconoscimento dei loro meriti per lo sviluppo della telegrafia senza fili".
Fu il primo italiano ad essere premiato per la fisica e il più giovane in assoluto di tutti i premiati sino ad allora.
Nel Dicembre 1914 fu nominato senatore del regno per la ventesima categoria.
Quando il Titanic affondò dopo aver lanciato il primo segnale di SOS via radio, Marconi era a New York e andò al porto ad accogliere i superstiti che gli conferirono poi una targa d'oro in segno di riconoscenza.
Marconi stesso diede un premio al marconista che era rimasto al suo posto a lanciare SOS finchè l'acqua non aveva invaso il ponte.
D'Annunzio lo definì "mago" che col suo potere penetrava nella profondità dei mari.
Nel 1930 accese da Genova le luci del Municipio di Sidney, nel 1931 inaugurò la radio vaticana; nel 1933 iniziò i primi esperimenti sul radar.
Fu presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche ( il CNR) e cercò di garantire all'Istituto una autonomia dal potere politico e dalla propaganda; fu presidente della Regia Accademia d'Italia (attuale Accademia Nazionale dei Lincei) e dell'Istituto Treccani.
Nominato professore di Onde elettromagnetiche all'Università di Roma fece parte del celebre gruppo di Via Panisperna, dove già operava Enrico Fermi.
Nella seconda fase della sua vita Marconi si dedicò allo studio delle onde corte, in particolare sul suo panfilo " Elettra", e a realizzare un primo abbozzo del radar.
Morì il 20 Luglio 1937.
Le stazioni radiofoniche di tutto il mondo (un mondo solcato, in quegli anni, da profondissimi contrasti politici ed ideologici) riuscirono ad accordarsi per interrompere contemporaneamente le trasmissioni, e per due minuti l'etere tornò vuoto e silenzioso, come lo era stato prima che un ventenne autodidatta non avviasse, testardamente, i suoi esperimenti sulla telegrafia senza fili nella villa familiare di Pontecchio.
Marconi fu un grande "sistemista", cioè uno scienziato applicativo, capace di coordinare conoscenze e opere proprie e altrui ma anche di fare scelte tecnico-culturali rigorose, sempre accompagnate da una sperimentazione concreta ed efficace che ha fatto da "apripista" alle scoperte del futuro.
Gli furono conferite 16 lauree Honoris Causa, 25 onorificenze, 12 cittadinanze onorarie.
Era un uomo che immaginava l'avvenire scientifico del mondo e che sapeva cogliere le sfide del futuro.
Colpisce, nella vita di Marconi, la circostanza, comune a molti geniali scopritori, di non essere all'inizio ascoltati in patria e trovare aiuto altrove.
Marconi, per esempio, riuscì in virtù del suo legame con l'Inghilterra ad ottenere quei riconoscimenti che meritava in giovane età.
Fortemente corteggiato, fin dall'inizio, dal regime, Marconi decise di aderire al fascismo, che gli offriva posti di rilievo negli organi nazionali, tanto che in un suo discorso affermò: "Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia".
Benito Mussolini, in un discorso al Senato del 9 Dicembre 1937, affermò: "Nessuna meraviglia che Marconi abbracciasse, sin dalla vigilia, la dottrina delle Camicie Nere, orgogliose di averlo nei loro ranghi". In occasione della 19ª riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze che si tenne dal 7 al 15 Settembre 1930 congiuntamente a Bolzano e a Trento, iniziò il suo discorso inaugurale con le parole: "Il mio saluto è esultante per il compiacimento di trovarmi tra i fratelli del Trentino in una grande manifestazione prettamente italiana che si svolge sul suolo riconquistato alla grande Madre sotto la guida del Re vittorioso, mentre il segnacolo della Patria sventola sicuro sul Brennero e al compimento dei nostri destini presiede e provvede la mente vigile e alerte del Duce."


Mario Buccellati (Ancona, 29 Aprile 1891 – Milano, 5 Maggio 1965) è stato un orafo, gioielliere e imprenditore italiano, fondatore dell'omonima azienda di gioielleria Mario Buccellati poi rinominata Buccellati; svolse validamente pure l'arte di argentiere, cesellatore e incastonatore di pietre preziose.
Nato in una famiglia lombarda, dopo la morte del padre, che lo colse in tenera età, ritornò nella terra di origine con la madre e i fratelli. A quattordici anni fu costretto a lavorare per sostenere la famiglia e venne assunto come apprendista in un laboratorio di oreficeria a Milano.
Nel 1915 venne coscritto per combattere nella prima guerra mondiale; durante una battaglia restò ferito quindi ricevette una croce al merito di guerra. Alla fine del conflitto venne congedato e ritornò presso l'oreficeria che aveva lasciato al momento di andare in guerra, ma trovò un altro padrone che aveva rilevato l'attività dal suo vecchio maestro. Rilevò a sua volta il negozio nel 1919 e, dopo qualche anno, decise di aprirne un altro a Roma in via Condotti nel 1925 al quale ne seguì un terzo a Firenze nel 1929.
Nel 1921 era già un artista famoso all'estero: difatti fu invitato a esporre i suoi gioielli in una mostra di Madrid; da quell'evento derivò ulteriore ammirazione per lui, che ebbe tra i suoi clienti re, papi, industriali, divi del cinema. Nel negozio milanese ogni gioiello prodotto costituiva un pezzo unico, che poi era catalogato e descritto con tutte le sue peculiarità su specifici registri ancora parzialmente conservati dagli eredi.
Importante fu l'amicizia con Gabriele D'Annunzio che fu un grande ammiratore dell'arte orafa di Mario quindi un estimatore dei gioielli da lui prodotti, che ordinava e acquistava in notevole quantità: ovviamente D'Annunzio, sfoggiando i gioielli di Buccellati durante riunioni mondane nel Vittoriale degli italiani, fu un valido ambasciatore della produzione dell'orafo, poi dal poeta denominato "Mastro Paragon Coppella" e Principe degli orafi.
Si affermò pure in qualità di argentiere, cesellatore e incastonatore di pietre preziose; inoltre nel periodo di penuria economica, causata dagli eventi bellici, seppe lavorare altrettanto bene rame e acciaio in manufatti che si conservano nei musei.
Nel 1956 Mario aprì un nuovo negozio sulla Quinta Strada di New York e nel 1958 un altro sulla Worth Avenue di Palm Beach costituendo l'azienda che avrebbe gestito sino i suoi ultimi giorni di vita.
Il museo Mario Buccellati contiene oltre 200 gioielli elaborati dall'artista, che sono stati raccolti e custoditi dai suoi eredi. Periodicamente molti pezzi vengono esposti durante mostre artistiche in varie parti nel mondo.

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