Fibbia in Argento, Oro e Ferro (Giuseppe Franzosi), appartenuta a Giuseppe Verdi, 1876

Fibbia in Argento, Oro e Ferro (Giuseppe Franzosi), appartenuta a Giuseppe Verdi, 1876

Straordinario ed unico cimelio appartenuto al Maestro Cav. Giuseppe Verdi, considerato universalmente uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, fattogli dono, dall'amico più antico e sincero (come scriverà Verdi in una sua lettera), Giulio Carcano, patriota, scrittore, giornalista e politico italiano.
Questo importante dono, è costituito in essere da una Fibbia-Gioiello, raffigurante la Dea Minerva, inventrice della musica e protettrice dei musicisti secondo la mitologia romana. Questa capolavoro d'arte orafa, fu realizzato dal maestro scultore ed incisore Giuseppe Franzosi, nato a Bisuschio (VA) nel 1837 ed ivi deceduto prematuramente nel 1876 il quale, nella sua breve esistenza, seppe magistralmente plasmare nelle sue opere le massime espressioni figurative, tanto da permettergli di eseguire grandi capolavori destinati al Kaiser di Germania e Imperatore di Prussia Guglielmo I, ed a molti altri significativi personaggi della nobiltà francese e italiana.
Le sue opere sono attualmente conservate nelle residenze di facoltosi collezionisti e musei internazionali come ad esempio Palazzo Borbonico a Parigi oggi sede dell'Assemblea Nazionale. Inoltre, nonostante il suo grande talento, la precoce morte a soli 39 anni, non gli precluse la possibilità di vincere la medaglia d'argento all'esposizione universale di milano nel 1862 presentando un libro con ornamenti d'argento cesellato.
Citato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia 191 del 10 Agosto 1880, 223 del 24 Settembre 1875, e 247 del 22 Ottobre 1875 espose inoltre, nel 1869 e nel 1874, all'Esposizione delle Opere di Belle Arti nel Palazzo Nazionale di Brera, nel 1871 Belle Arti in Milano nel 1871 e all'Esposizione Universale di Vienna nel 1873.
Nel 1886 la Vedova Francesca, nel Museo Artistico di Roma, espose 2 capolavori assoluti realizzati dal marito Giuseppe scomparso ormai da un decennio.
La Fibbia, costituita da una placca in ferro forbito è sapientemente decorata con finissime incisioni riportate in oro. Applicata alla stessa, una seconda placca in argento massiccio abilmente scolpita in alto rilievo, raffigurante la Dea Minerva la quale, tra le molte virtù anche protettrice dei Musicisti, si pone come argomento centrale a quella che risulta ad oggi essere una delle più belle ed importanti Fibbie conosciute.
Fondamentale è la presenza del suo astuccio originale, all'interno del quale è riportata la dedica che il Carcano fece a Verdi nel 1876. Capolavoro Assoluto.
La sua Bottega si trovava a Milano, in via Ansperto, 7 e questo è da considerarsi, con tutta probabilità, il suo ultimo capolavoro compiuto in quanto, un'altra sua opera che perdurava da 4 anni, consistente in un Prezioso Bacile, venne conclusa dall'amico Luigi Gagliardi, altro superbo cesellatore, perchè il Franzosi venne a mancare.


Giuseppe Verdi è stato un compositore e senatore italiano. Nacque a Le Roncole di Busseto, il 10 Ottobre 1813 da Carlo Verdi (1784-1867), oste e rivenditore di sale e generi alimentari, e Luigia Uttini (1787-1851), filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di piccoli possidenti e commercianti per secoli residenti tra Villanova e Sant'Agata, trasferitisi in località Roncole di Busseto.
Giuseppe Verdiè universalmente riconosciuto come uno dei più importanti compositori di opere liriche, ma anche come uno dei maggiori compositori in assoluto.
Verdi simpatizzò con il movimento risorgimentale che perseguiva l'Unità d'Italia e partecipò attivamente per breve tempo anche alla vita politica; nel corso della sua lunga esistenza stabilì una posizione unica tra i suoi connazionali, divenendo un simbolo artistico profondo dell'unità del Paese.
Fu perciò che, un mese dopo la sua morte, una solenne e sterminata processione attraversò Milano, accompagnando le sue spoglie con le note del Va, pensiero, il coro degli schiavi ebrei del Nabucco. Il Va pensiero, da lui scritto circa 50 anni prima, esprimendo di fatto i sentimenti degli italiani verso il loro eroe scomparso, dimostrò fino a che punto la musica di Verdi fosse stata assimilata nella coscienza nazionale.
Nonostante l'influenza musicale del compositore nei confronti dei suoi successori sia stata limitata, le sue opere rimangono ancora oggi tra le più conosciute ed eseguite nei teatri di tutto il mondo, in particolare la cosiddetta "trilogia popolare": Rigoletto (1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853).

Giulio Carcano (Milano, 7 Agosto 1812 – Lesa, 30 Agosto 1884) è stato un politico, patriota, scrittore e giornalista italiano.
Nacque da famiglia nobile, i Carcano del ramo detto d'Arzago, ed era nipote della sorella di Carlo Imbonati. Collaboratore della Rivista Europea e amico di Andrea Maffei, fu tra i primi frequentatori del salotto gestito dalla moglie Clara, conducendovi alcuni esponenti dei periodici patriottici, tra cui Gottardo Calvi.
Partecipò alle cinque giornate di Milano e dopo la nuova occupazione degli austriaci emigrò in Piemonte e in Svizzera. Una volta riacquistata l'indipendenza, rientrò in Lombardia, dove ottenne incarichi pubblici fino alla nomina di Senatore nel 1876.
La sua carriera letteraria fu basata su liriche a sfondo risorgimentale sospinte da una grande passione, oltre che sulla novella sentimentale intitolata Ida della Torre e sul romanzo sentimentale Angiola Maria del 1839.
Il suo modello letterario di riferimento fu costituito da Alessandro Manzoni, per la presenza di una vena moralistica, per l'attenzione rivolta alle tematiche sociali e l'ambientazione contadina e piccolo borghese.

I rapporti tra Giuseppe Verdi e Giulio Carcano furono legati da antica e sincera amicizia........
Nel 1827 Manzoni gli aveva inviato in dono una copia dei Promessi Sposi con dedica di suo pugno: “Al caro e promettente giovinetto”. Carcano ne fu fierissimo: “ricordo ancora la gioia e il vanto con che nel 1827 io portai nel Collegio un esemplare dei Promessi Sposi, che il grand’uomo aveva mandato per me a mia madre; la serbo ancora come un tesoro domestico”. Il prezioso cimelio passò poi nella mani di un altro grande poeta: Giuseppe Verdi, che lo ricevette dalla figlia di Carcano, Maria, come ricordo del padre appena scomparso. Dal letto di morte, Carcano si era raccomandato di far avere a Verdi quel volume a lui così caro. Il compositore ne fu profondamente commosso. Manzoni e Carcano sarebbero diventati amici condividendo una reciproca stima, gli ideali di libertà e la passioni civili dell’età risorgimentale.
Negli anni Quaranta Carcano entrò in contatto con i gruppi di patrioti che si riunivano attorno a Cesare Correnti, come Carlo Tenca e i fratelli Porro, che diffondevano le loro idee di indipendenza dal dominio austriaco, attraverso pubblicazioni e strenne, come l’almanacco popolare “Il nipote del Vesta Verde”. Frequentò inoltre la casa di Manzoni in via del Morone, dove conobbe Niccolò Tommaseo e Giuseppe Giusti. Divenne amicissimo della contessa Clara Maffei, che nel suo salotto patriottico di via Bigli accolse per decenni intellettuali e artisti. Fu il testimone nel 1846, assieme a Giuseppe Verdi, della separazione di Clarina dal poeta Andrea Maffei e fu proprio grazie a Carcano che la donna conobbe e si innamorò di Carlo Tenca. Accanto all’attività letteraria Carcano lavorò per giornali di opposizione, come “Il Crepuscolo”.
Il 23 Maggio 1848 il Governo Provvisorio di Lombardia gli affidò un incarico amministrativo, mentre il Correnti fu nominato segretario generale. Carcano scrisse l’Inno pei morti delle Cinque Giornate, che venne messo in musica dal maestro Ronchetti Monteviti. In seguito alla vittoria di Custoza, dove il maresciallo Radetzky vinse contro l’esercito piemontese schierato dal Re Carlo Alberto, gli austriaci rioccuparono Milano. Dalla città partirono in esilio circa 75.000 persone. Carcano era stato inviato a Parigi, insieme al Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, per chiedere aiuto militare alla Francia. Nella capitale si trovava anche Giuseppe Verdi, che si era stabilito a Passy in compagnia di Giuseppina Strepponi e che sottoscrisse l’appello.
Una volta riacquistata l'indipendenza, il Carcano rientrò in Lombardia, dove ottenne incarichi pubblici fino alla nomina di Senatore nel 1876. Morì a Lesa il 30 agosto 1884.
La vedova ricevette il 2 settembre successivo, una lettera da Verdi: “L’improvvisa notizia che mi viene comunicata mi spezza il cuore! Uno degli amici più antichi e sinceri è partito da noi! … Piangiamo insieme la morte di questo sant’uomo che fu non soltanto egregio poeta ma modello di virtù cittadine e domestiche.


Minerva fu una dea romana identificata con la greca Atena. Figurava nella triade capitolina a fianco di Giunone e Giove, ma non sembra che appartenga alla divinità del primitivo pantheon latino. Il termine Minerva fu probabilmente importato dagli etruschi che la chiamavano Menrva. I romani ne confusero il nome straniero con il loro lemma mens (mente) visto che la dea governava non solo la guerra, ma anche le attività intellettuali.
Minerva era la figlia di Giove e di Metide. Fu considerata dalla religiosità popolare la divinità vergine dei guerrieri, della poesia, della medicina, della saggezza, del commercio, delle arti, nonché inventrice della musica.
Con il termine di Minerva Medica, fu la protettrice della medicina e dei dottori. Adattando il mito greco di Atena, i Romani le attribuirono una nascita non naturale: sarebbe nata da una terribile emicrania di Giove. Vulcano gli aprì la testa traendone Minerva, già dotata d'armatura e scudo.
Publio Ovidio Nasone la definì divinità dai mille compiti. Minerva fu adorata in tutta l'Italia, nonostante solo a Roma assumesse un aspetto da guerriera. Viene solitamente raffigurata mentre indossa una cotta di maglia ed un elmo, completa di lancia.

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