Tabacchiera Argento ITALO BALBO "Mastro Paragon Coppella" (Mario Buccellati), D'Annunzio, circa 1930

Tabacchiera Argento ITALO BALBO "Mastro Paragon Coppella" (Mario Buccellati), D'Annunzio, circa 1930

Tabacchiera in Argento, completa della sua originale scatola e arricchita con la firma di Gabriele d'Annunzio incisa all'interno del coperchio, dono personale che il Vate destinò ad alcuni tra i più importanti personaggi dell'epoca: in questo caso donata a ITALO BALBO. Con tutta probabilità il dono è riconducibile al 1929 anno in cui Italo Balbo fu nominato Ministro dell'Aeronautica del Regno d'Italia.
La Tabacchiera in argento riporta inciso sul coperchio, all'interno di un cerchio, il motivo di una grande ala con il motto "PIÙ IN ALTO PIÙ OLTRE" che D'Annunzio destinò, quale motto, al Primo Gruppo di Squadriglia Aerea, ed è contenuto nella "Esortazione agli Aviatori" che il Poeta scrisse il 24 Maggio 1917 per incitarli a compiere sempre più vaste e ardue imprese.
Queste Tabacchiere furono realizzate dal gioielliere milanese Mario Buccellati, definito da D'Annunzio "Principe degli Orafi" alias "Mastro Paragon Coppella", o "Grande artista e fratello" in un numero limitatissimo di esemplari.

Una Tabacchiera che D'Annunzio destinò a Galeazzo Ciano è conservata ed esposta presso il Vittoriale.

L’incontro tra Gabriele d’Annunzio e Mario Buccellati – avvenuto nell’Agosto del 1922 – ebbe l’immediatezza e l’intensità di un colpo di fulmine. Il Poeta acquistò subito, a prima vista, diversi oggetti, e da allora prese l’avvio un gioco continuo di tentazioni e seduzioni.
In primo luogo, vennero richiesti gioielli per le numerose donne che aveva intorno, celebri o sconosciute, da Ida Rubinstein a Eleonora Duse, suggerendo dediche da incidere e spesso scegliendo i colori delle pietre da utilizzare.
Mario Buccellati, assecondando le richieste, creava gioielli d’oro e d’argento tempestati di gemme, collane, spille, bracciali dalla lavorazione raffinata, che suscitavano immancabilmente l’entusiasmo e l’ammirazione del committente.
Quanto ai colori delle pietre, d’Annunzio prediligeva l’accostamento del rosso e del blu, i colori araldici dello stemma di principe di Montenevoso che gli era stato assegnato per speciali meriti patriottici e poetici.
Non va dimenticata l’ampia collezione degli oggetti che il poeta teneva per sé, quelli destinati a incarnare il suo gusto raffinato nelle stanze lussuose del Vittoriale, come il celebre calamaio con una tartarughina in pietra dura.
Mario Buccellati seppe comprendere e soddisfare totalmente i gusti e i desideri dell’amico e in più di un’occasione il Poeta trovò modo di esternare la propria riconoscenza e ammirazione nei confronti dell’orafo. Il sodalizio tra i due continuò così nel corso degli anni, con reciproca stima e soddisfazione, nei toni ormai pieni di una singolare amicizia.

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